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Ci piange il cuore

Martedì 17 Marzo 2015
Ti piange il cuore. Per tutto: per un batterio che uccide senza guardare in faccia a nessuna foglia e per gli uomini prigionieri del batterio killer e delle loro parole inutili. Sotto il cielo salentino e pugliese  infuria la polemica  affogata nel rumore delle motoseghe e soffocate dall'invisibile marcia della xylella fastidiosa. Si tagliano alberi, potature spinte all'estremo da ricavare torsoli di alberi e rischiamo di essere prigionieri di un dolce eufemismo riferito al batterio-fastidiosa- quando tutti ormai parlano di peste e di flagello a cui siamo impreparati. Se proprio si deve cominciare a cambiare, a disossare anche l'alfabeto chiamiamo, per cominciare a capire, le cose con il loro nome. Il batterio non è fastidioso è mortale, come il burocratismo delle nostre organizzazioni civili e politiche. Il batterio fastidioso, non succhia la linfa delle piante degli ulivi, li prosciuga condannandoli ad una morte precoce e se ne conta già un milione e altri ne cadranno sul terreno mentre siamo in attesa delle decisioni del Comitato Scientifico Nazionale, del Comitato tecnico di Monitoraggio, poi arriverà il sigillo del capo della protezione civile e finalmente il commissario potrà ordinare agli agricoltori le direttive guida di comportamento e se non lo faranno interverrà l'Arif!
Poi il commissario sarà in audizione alla Commissione Agricoltura della Camera e qualche parlamentare manda lettere invece di telefonare o qualche altro che grida al lupo quando negli ultimi vent’anni con i governi di diverso colore nessuno ha mai pensato di armonizzare le leggi europee con quelle italiane ragione per la quale l'Italia non può dichiarare lo stato di calamità fino a quando il ministero non adeguerà la legislazione italiana a quella europea e sapete perchè: perchè in Italia, con milioni di alberi di ulivo e di altre produzioni agricole, non considera le fitopatie, come evento calamitoso al contrario dell'Europa!
Mi chiedo: c'era proprio la necessità di superare in quanto a dannosità adesso la xylella, magari in futuro qualche altro batterio?
C'è tutto lo scenario di un film all'americana: da Cassandra Crossing, alla terra dei fuochi che c'entra una mazza ma tutto fa brodo alla cronaca e a nascondere, come è successo finora, che tanto fastidiosa il batterio non è, anzi. Il mondo della politica, delle associazioni, persino della chiesa è in fermento, come un formicaio spruzzato dall'acqua e le formiche a correre in tutte le direzioni. Siamo arrivati a pensare alla Telethon dell'ulivo e tutti i comuni del salento hanno cominciato la raccolta delle offerte per mettere su un esercito e marciare contro il batterio. Ma la situazione è molto più complessa avverte il senatore e poi arriva l'ambientalista per scongiurare uno sciampo universale ai milioni di alberi di ulivo della nostra terra: chi poi comprerà il nostro olio, che fine faranno i marchi dop e affini? E il made in Italy? Fermi tutti... e pare che anche il batterio si sia fermato alle porte di Oria, già per dare un pò di tempo a noi altri di metterci d'accordo. Qualcuno si spinge oltre proponendo di scegliere ognuno un albero e farsi legare al tronco come extrema ratio per impietosire il batterio fastidioso. Il comitato la voce dell'ulivo sparge unguento sulle ferite, non vuole allarmismi, lotta solidale e propone una Via Crucis per gli ammalati  e per gli ulivi in fase terminale . Poi la fiaccolata fino al Santuario della Madonna di Leuca sperando che non solo sia competente in agricoltura e leggi ma che se ne voglia anche occupare del problema! Ma come in tutti i disastri ci sarà un colpevole? Chi si nasconde dietro il batterio fastidioso, si è chiesto il pubblico ministero leccese e il procuratore capo per la mole di accertamenti all'orizzonte. Già, perchè ci sarebbe una pista da seguire: nel 2010 ci fu un convegno allo Iam di bari che importarono il batterio per studiarlo e il paradosso  è che questo istituto gode di immunità totale, ovvero non si possono consultare sequestrare incartamenti per studiarli. Ora, se siamo in piena emergenza perchè l'istituto in questione non dovrebbe collaborare? A che gli serve l'immunità ? finora è immune il batterio ad interventi fitosanitari perchè lo dovrebbe essere un istituto specialistico statale? E anche qui, esposti, comunicati, denunce da ogni direzione. Poi ci sono quegli scellerati egli importatori di piante esotiche che mica stanno lì a cincischiare se tra le foglie arrivano batteri di altri continenti che possono essere micidiali per la nostra flora! La cosa che non si è riusciti a fare è come nei film americani: adunare i massimi esperti, chiuderli in un laboratorio e farli lavorare in santa pace e in tempi brevi. Invece oggi il batterio viene rimpallato tra regione, governo, enti locali ed Europa tanto che poi si è stancato e si è fermato nel bellissimo salento. Sono preoccupato: che fine faranno gli ulivi secolari, ormai come qualcuno di famiglia, figli della nostra storia e del nostro orizzonte, della nostra vita quotidiana?
Chi glielo dice all'Angelo vecchio di 1400 anni, ad Eva di 600 anni, al Leone di mille anni, al Re di 1000 anni, al Faraone,e a tutti gli altri che il nemico è tra loro come una volta soldati e genti a fare la storia? " Vivo ormai nelle cose che i miei occhi guardano divento ulivo e ruota di un lento carro", diceva il poeta salentino Bodini in una delle sue splendide poesie. Forse tutti dovremmo diventare ulivi ma anche macchia mediterranea, cielo pulito e aria tersa, soldati per combattere nemici invisibili all'apparenza invincibili. Qui nel Salento abbiamo il nostro Isis, forse non sarebbe male mandare qualche truppa specializzata e ben attrezzata prima che il deserto prenda il sopravvento sulla piana verde degli ulivi.
         
                  F.to
Angelo Ciciriello, scrittore e giornalista


1 commento:

  1. Una lettera bellissima,accorata,precisa e dettagliata come un diagnosi premonitrice.
    Nonostante lo sconforto,facciamoci forza e continuiamo ad abbracciare gli ulivi,come fossero nostri padri,o figli,o fratelli.
    E non come soldati inviati al fronte e mai più ritornati perchè destinati a dover morire.

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