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L'estetica delle emozioni

Venerdì 18 Settembre 2015

di Angelo Ciciriello per Cronache e cronachette
MURI

Per una estetica delle emozioni a sasso zero.

La nostra storia è tormentata nel bene e nel male dai muri, quelli veri e quelli eretti dall'idea che fuori dalle nostre vite, dal nostro territorio in cui pisciamo e ci riproduciamo, ci sia sempre qualcuno sempre pronto a farci la festa, con un abbraccio e un fiasco di vino e  con mitra e bombe sul mercato libero. Quando non bastano i sassi abbiamo provato a inventare i confini nella variegata offerta di staccionate, filo spinato, dighe mobili in ferro e acciaio e per ultimi vagoni sulle ferrovie addobbati con collane di filo spinato, new jersey in cemento alti tre metri, muri fatti a mano come i nostri del basso mediterraneo e muri prefabbricati come lo era quello di Berlino e come quello tra Israele e Palestina. Qui da noi questi muretti a secco sono nati per dividere proprietà, delimitare colture, strade polverose dai campi coltivati cosicchè collane di queste pietre si allungano a vista d'occhio sul collo delle colline, all'infinito e senza rispettare confini. Muri a secco, in umido, sott'olio, sott'aceto, sotto sale, in agrodolce: la storia e la cultura architettonica del mediterraneo nel rispetto delle tradizioni rimarcando, se mai ce ne fosse bisogno, l'identificazione tra l'uomo e la sua terra, l'anima che affonda le sue radici nell'humus dove si è nati e cresciuti marchiando indelebilmente la nostra pelle, il suo colore, i suoi sguardi, e persino la voce quando si riempe di canti di gioia e di dolori di morte e disperazione.
Anime ancorate ai sassi come le navi con le loro ancore nei diversi mari del mondo. Una volta. Una volta le genti straniere scendevano dal nord; erano barbari o visistatori clandestini o in cerca di prima occupazione ora le orde più o meno etichettate nello stesso modo dal politically correct, non vogliono occupare militarmente le nostre nazioni riunite in consorzio quasi fosse un parmigiano, si muovono per fame, per la guerra che li rincorre da una vita, per nazioni che li cacciano via. Il Sud, il nostro Sud di mafie e sudori e disperazioni e burocrazie tenebrose è diventato per una sorta di terremoto mai previsto con questa intensità, il nuovo Nord geografico, economico meno quello culturale e civico. Se qui da noi ci si avvolge come il filo spinato nelle diatribe della misericordia e delle braccia aperte a gente di diversa cultura, da loro l'islam fa la differenza bruciando i simboli  e la civiltà dell'europa cristiana e sviluppata; mentre loro ammazzano i cristiani tanti di loro che mai capiranno la differenza tra cristiani e mussulmani pretendono le braccia aperte senza se e senza ma.Pretendono una nuova vita dove le loro leggi, la loro tradizione ormai non la garantiscono a uomini donne e bambini.Chiedono la nostra Umanità quando le loro sono impermeabili a qualsiasi cambiamento per favorire benessere e sviluppo interno e rapporti cordiali col resto del mondo. L'islam fa paura per come tratta la sua gente, l'Islam fa paura, come sosteneva la Fallaci, per quella sua cultura di annientamento del resto del mondo in particolare dei cristiani considerati infedeli da sopprimere.Ma come i torrenti che tracimano e fanno morti nell'italietta di sempre anche loro hanno trovato varchi e buchi nei nostri confini tracimando nelle diverse città , colpite in pieno da acqua frane e anime clandestine che spazzano via certezze, sicumere varie di politici corrotti, tranquillità urbane che colpo su colpo, sassi e sassaiole, stanno martoriando le nostre certezze dell'europa felix che come unica risposta riscopre i confini, innalza muri senza apparenti feritoie, si ritira nei palazzi accusando gli altri di non aver fermato l'orda composta di intere famiglie che si battono in cerca di un open space dove la libertà sia la prima cosa da respirare e vedere. Persino sulla sedia a rotelle si sono avventurati in questa on the road avventurosa in cerca di famigliari e di asili, di futuro e di un caffè al bar tranquilli.
Come si può dire di no a tutta questa gente? Come ci si può avventurare nella distinzione tra profughi e clandestini, chi fugge dalla guerra e soldati dell'isis infiltrati quando ormai sono nelle nostre strade, nei nostri bar, sull'uscio di casa, nei nostri alberghi di lusso come vacanzieri aggratis senza fare niente tutto il giorno,nelle nostre stazioni, sulle nostre rive del mare, seduti sui nostri sassi? Come si può dire ancora no quando in questi anni una non politica europea ha fatto di tutto per dire al vento: "vu cumprà il futuro?"  E che dovevano rispondere i disperati del Sud del Sud? Veniamo subito anzi accorriamo, e sono accorsi, disperati si ma non stupidi fino a questo punto. Sono arrivati persino a piedi, almeno non correvano il rischio di annegare, e le frontiere come il Mar Rosso di Mosè, si sono aperte e poi chiuse, aperte a metà e poi richiuse quasi il corpo di una fisarmonica sfinita di un musicista scoglionato che non sa più che musica azzardare. E poi che musica suonare con tutti quei popoli e lingue diverse, che note azzardare per aprire loro le strade  e consentirgli finalmente di danzare e innalzare canti alla nuova vita? I tromboni di Bruxelles sono stonati e forse la miglior cosa da fare sarebbe prendersi un clandestino o una famiglia a testa subito almeno si farebbe a meno di muri  e della loro idea come risposta a tutto, anche perchè prima o poi crollano come quelli di Pompei e di Berlino. E poi, i sentimenti i muri non solo li scavalcano ma addirittura li distruggono!

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